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Terra Madre Salone del Gusto 2018

Terra Madre Salone del Gusto, dal 20 al 24 settembre a Torino, organizzato da Slow Food

In questi giorni (fino al 24 settembre) Torino e tutto il Piemonte ospitano Terra Madre Salone del Gusto, evento organizzato da Slow Food.

La dodicesima edizione di Terra Madre Salone del Gusto si è aperta all’insegna di una scommessa vinta: quella per il riconoscimento del valore del cibo nella nostra società e nella vita di ognuno di noi.
È stato il presidente di Slow Food Carlo Petrini a ricordarlo alla platea del Lingotto:

«Ventidue anni fa, quando abbiamo iniziato questa avventura, la sensibilità sulle tematiche del cibo non era assolutamente paragonabile a quella di oggi. Ricordo anzi che in apertura della prima edizione del Salone del Gusto dissi “il giorno in cui il cibo avrà la stessa attenzione della moda forse potremo dire che abbiamo risolto un problema di dignità e valorialità”. Oggi ci siamo arrivati, anche se l’approccio mediatico alla gastronomia non rende giustizia del percorso intrapreso in questi due decenni».

A mancare, sostiene Petrini, è una piena coscienza del ruolo della filiera:

«Non è giusto mettere sotto i riflettori solo la categoria degli chef, peraltro in massima parte uomini, quando la gran parte del cibo è assicurato dalle donne, contadine, produttrici e allevatrici di tutti i continenti».

Per cinque giorni Terra Madre Salone del Gusto riunisce a Torino 7mila di queste donne e di questi uomini, in arrivo come delegati da 150 Paesi del mondo insieme a 350 docenti, accademici, formatori ed esperti che daranno il via all’Università Diffusa, un progetto  di  sapere  inclusivo  e  democratico  basato  sul  costante  dialogo  tra  conoscenza  accademica  e  conoscenze tradizionali. Proprio sulla capacità di costruire connessioni tra campi del sapere e dell’agire politico insiste il fondatore di Slow Food, delineando alcuni interventi prioritari:

«La difesa del suolo e la difesa di borghi e botteghe sono sfide che incideranno anche sulla politica alimentare».

Nel primo ambito c’è da mettere mano al progetto di legge che «da quattro anni giace vergognosamente in Parlamento». Sono i contadini a preservare i territori, continua Petrini, ma nessuno li retribuisce per questi servizi ecologici in assenza dei quali – come la cronaca ci mostra fin troppo spesso – i territori cadono in preda al dissesto idrogeologico. Altro aspetto della questione è l’abbandono delle aree rurali, lo spopolamento dei paesi dell’Italia profonda che mette a rischio la sopravvivenza del nostro stesso modello enogastronomico:

«Nei nostri borghi di montagna non esistono più botteghe, non ci sono luoghi dove acquistare i prodotti del territorio. La politica che lavora con Amazon e Alibaba dimostri di sapere anche promuovere i negozi polifunzionali e i servizi alle comunità, perché il made in Italy ha senso se noi per primi lo consumiamo e lo paghiamo al prezzo giusto».

Lavorare per la ricostruzione di un tessuto commerciale nei borghi significa anche creare sinergie tra le economie locali e l’accoglienza turistica:

«Permettiamo ai turisti di arrivare in borghi vivi, dove si sente il profumo del pane, non ridotti a semplici dormitori per i cittadini con le loro seconde case: facciamo in modo che i nostri borghi non diventino deserto».

 

Consulta il programma e tutte le info su www.slowfood.it

 

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